Genitori contrari

Il padre di un alunno mi ha detto una volta che odiava i computer, causa per lui di atteggiamenti di passività nei ragazzi.

Gli ho risposto che uno stesso strumento si può utilizzare in maniere molto diverse:
"In tutti i lavori al computer, dalla semplice stesura di testi e tesine, alle storie inventate e illustrate, ai database, alla preparazione di ipertesti fruibili o no in rete, multimediali o no, guidiamo gli alunni a impegnarsi in modo costruttivo e a rinunciare all'uso solo casuale del mouse e alla tendenza a copiare testi, disegni, animazioni.
Li aiutiamo a elaborare lavori originali , a organizzarli in modo coerente, a modificarli sino ad esserne soddisfatti.
La fruizione di software didattico o ludico, la stessa utilizzazione di Internet sono solo una parte dell'attività, e hanno il fine, per esempio, di fornire materiale per una ricerca.
Così i ragazzi riescono ad acquisire un buon metodo di lavoro e sviluppano capacità creative ed espressive."

Il genitore è sembrato molto colpito, ma non convinto.

In quella circostanza ho evitato di fargli rilevare un altro aspetto della questione: era evidente, per molti motivi, che un certo bel lavoro di bricolage portato a scuola dal figlio era frutto dell'attività paterna e che il ragazzo si era limitato a guardare mentre il padre vi si dedicava!

Insomma l'idea di "lavoro attivo" espresso dal genitore era contraddittorio, basato sullo strumento, non sul metodo.